sabato, luglio 21, 2007

Vasco, ti voglio bene, ma hai scassato i maroni

Grazie a Giulia per la foto.


Si Vasco, è innegabile che quelli che ti ascoltano da tempo, da molto tempo, si siano affezionati al tuo personaggio, almeno quanto ai racconti delle tue canzoni e al buon rock della tua musica.

Ma questi, quando venivano a vederti, quando compravano la tua musica, si sentivano dire "ma ascolti quel drogato?". Noi ce ne sbattevamo altamente. Eri diverso dal solito andazzo. Drogato o no (assolutamente tuoi i "cazzi", come lo erano i nostri) eri autonomo, diverso. Davi voce a una rabbia scazzata di chi con la vita ci faceva i conti ogni giorno.

Ma ora cosa è accaduto per far sì che le madri bacchettone siano diventate le tue ammiratrici? Oggi mentre riempi gli stadi con vagonate di benpensanti, menefreghisti, qualunquisti... com'è che sei venerato come un poeta? Per te mi fa pure piacere, ma è una presa per il culo a cui tu ti presti ben volentieri. O ne sei l'artefice?

Perché Vasco? Non sono Marzullo e non mi passa per la mente di giudicare te, ma voglio capire perché io, da tutto 'sto ambaradan che ti gira intorno, mi sento preso per il culo almeno come da coloro che ai tempi tu contestavi.
Com'è 'sta cosa, Vasco? Dove cazzo sei?

Lo dico, da un tot di anni, ad amici e conoscenti quando capita di parlare di te (con sempre più noia)... "Io sul Vasco, se avessi soldi, investirei buona parte del gruzzolo. E' bravo a fare il marketing. In Italia è insuperabile! Investire sul Vasco, son soldi sicuri!".
Ma sempre più diffusamente mi capita di incontrare chi come me percepisce che tu il marketing lo fai con le anime e i sogni della gente. Una Chiesa secondo Vasco.
Tranquillo siamo in pochi e, quasi di sicuro, facciamo e faremo la parte dei coglioni, come succede... d'altronde. Non so se tu ancora ti ricordi... ma questo è l'andazzo di sempre.

Ma fattelo dire: giù le mani dai sogni se invece di farne bandiere di libertà, di pensiero e di sentimento, ti servono soltanto per fare qualche euro in più. Le bandiere che siano libere di sbattere dove gli pare, di logorarsi, di strapparsi, ma di essere sempre pronte a sventolare per ogni alito di vento. Delle "bandiere" di plastica, belle colorate e dure come il cartone (per stare stese) non ce ne facciamo una mazza.
E potrei anche dirti dove metterle, quelle bandiere...

Per l'amor del cielo, il tuo prodotto musicale attuale è un ottimo prodotto, ma troppo spesso è solo un prodotto. Se poi ti va di darmi dello stronzo dicendomi che vendi come un dio, che riempi gli stadi, parlandomi delle visite al tuo sito e delle vendite dei gadget... che cazzo vuoi che ti dica? Hai ragione, fottili fino a quando hanno fiato! Ma mi dispiace un casino vedere te a fare questo.
Ce lo dici da quanto tempo non scrivi tu una canzone? Intendo tu, con le tue manine, con la tua rottura di palle, con le tue bestemmie o le tue birre. Da quanto tempo non senti venir fuori un urlo? Da quanto tempo non urli di rabbia? Sei un rocker o che?

Qui parla uno come tanti che al Vasco ci voleva bene. Non delegavamo un bel cazzo di niente al Vasco. Non volevamo la tua Vita Spericolata, c'avevamo la nostra... che era anche più pelosa... Ma lui, il Vasco, era uno che diceva le cose piatte, così come stanno, che raccontava anche cosa succede dentro al cuore di chi vuole vivere.

Ed ora analfabeti della parola e dei sentimenti, che non sarebbero in grado di ordinare un pizza o di dirti "ciao", son lì a pendere dai versi delle tue nuove canzoni.
Ma lo sai che, se ti va di culo, al massimo sono capaci di riperere le parole a memoria? Entrarci dentro... non se ne parla. Usare metafore... lasciamo perdere. Pappagalli che non saprebbero vivere neppure una pisciata contro un albero o una stretta di mano (anche separate, non insieme ;) ), che delegano te a vivere le emozioni per conto loro, emozioni che loro non avranno mai in vita loro, e raccontargliele. Vasco, cosa fai adesso? Il somministratore di psicodrammi collettivi? Cos'è, hai aperto una comunità terapeutica sotto le stelle?
Lo sai, lo sai. Eccome lo sai. E' per questo che sono incazzato con te. Tu sei mica scemo, anzi! Neanche per sbaglio.

Potrei pensare ciò che penso e sbattermene. Certo. Allora perché mettere giù 'ste parole che mi costeranno il rogo?

Ma è ovvio: perché ti voglio bene, gran paraculo di un Vasco. ;)


[continua... prendo fiato]

martedì, dicembre 19, 2006

Ho trovato pezzi di me






Ci sono i momenti della commozione. Li senti. C'è niente da capire. Li senti.
Ci sono i momenti in cui intercetti pezzi di te che navigano per il mondo. Pensieri. Emozioni. Pezzi che in più occasioni hai trascurato, ma mai dimenticato e neppure tradito.

Spesso, questi pezzi di te, ti hanno procurato la sensazione di essere un marziano sulla terra, ma ti hanno anche regalato lunghi momenti di felicità. Talvolta -invece- ti hanno fatto provare dolore. Intenso e insopportabile dolore. Ti hanno ferito mortalmente nella carne. Già... carne, sangue, cuore e merda... Lo dico spesso, per rendere l'idea di una concretezza che la parola 'spirito' pare non avere per i più.

Cazzeggio (si lo so, non esiste e non è carino... ma -perdonami- chi_se_ne_frega) e girando da pochi giorni in questa immensa comunità, ispirato da una leggerezza artificiale, dal desiderio e dalla necessità di un'evasione da me stesso, inizio a trovare sintonie e affinità che credevo perdute.

Lingue diverse di una Babele globale non sono -allora- di alcun ostacolo e ci si sente vicini ad anime e menti distanti nel tempo e nello spazio. Poche parole rabberciate in lingue straniere improbabili, spese a migliaia di chilometri, sostituiscono logorroici scambi e confronti avvenuti di persona. Illusione? Non lo so. Non ho certezza di nulla, figuriamoci in materia di affinità e intese.

Leggerezza. Una distanza abissale dal voler impegnarsi intellettualmente. Per l'amor del cielo. Sono stanco. Ne ho le tasche piene. Lo stile è 'cazzeggio libero'. Il mio myspace raccoglie un campionario di varia umanità al femminile. Belle, carine, prepotentemente fisiche, dolci, evanescenti, intriganti, seducenti, interessanti, sensibili, intelligenti, capaci... Non c'è giudizio in me, non c'è speculazione. Per una volta lasciatemi Giocare.

Antefatto. Da poco più di un mese racconto una favola che frase dopo frase invio per sms. La storia me la invento giorno dopo giorno, cercando di guardare lontano. Metafore e dolci strumentalizzazioni, con l'utilizzo di un mondo fantastico popolato di Principesse (anzi una sola!), Cavalieri, Castelli, ... Ovviamente è una storia partigiana. Ma non è un gioco banale come può apparire in superficie.

D'altra parte, un pensiero di come va il mondo e di come vado io... penso di essermelo fatto. In quasi cinquant'anni non ho solo sfogliato i calendari. Mi si conceda almeno questo.
Ho camminato, strisciato e volato. Ho vinto e ho perduto, ciclicamente. Prevale ora il senso della sconfitta. Gli errori sono stato tanti. Il fiato è corto, ma le ali sono di razza e... torneranno a volare.

Mi stavo perdendo. E' notte fonda. Morfeo dovrebbe averla vinta, ma gli resisto. Perché te lo devo Veruska. Che sia tuo merito o tua 'colpa', lo vedremo in seguito. Leggero leggero (insomma...), curioso nella comunità virtuale per reclutare nuove icone, possibili e improbabili contatti virtuali.

Così capito nel tuo 'spazio', Veruska. Non chiedermi come, non saprei spiegartelo. Non c'è l'icona per la mia 'raccolta' (un po' di autoironia non ha mai ucciso nessuno), ma c'è una citazione in testa al profilo. Si menziona il titolo di un libro. Libro. Parola magica. Oggetto sacro. Leggo il prologo, tutto d'un fiato. Mi si apre il cuore, si disegna un sorriso.

E mi ritrovo. Nei pensieri. Nelle riflessioni sulla vita. Nell'ambientazione immaginaria. Nell'analisi lucida degli errori che noi e i nostri padri abbiamo compiuto. Deviazioni da un percorso naturale, quanto faticoso. La perdita di una memoria collettiva e universale. Il sacrificio del sentimento sull'altare delle lusinghe e allucinazioni. Senza giudizio, con compassione. Non ci sono vincitori, solo vinti.

Ritrovo i pezzi di me, che riconosco. Sono quei pezzi che a ogni sconfitta ho seppellito almeno in parte, rischiando col trascorrere del tempo e con nuove sconfitte di non avere più nulla da seppellire. Di rimanere ucciso. Definitivamente.

Non si tratta di indulgere fintamente nei 'buoni sentimenti', ma di non rinnegare quelli che ci sono e quando ci sono. Saper piangere corrisponde al saper ridere. Saper soffrire corrisponde a saper essere felici.
La soluzione non starà mai in un cinico e grigio livellamento. Nell'anestesia. Nella sordina o nella museruola da mettere alla vita, ai nostri cuori, alle nostre anime.

Ci sono i momenti della commozione. L'ho detto. Non c'è niente da capire. Li senti. E me la godo fino in fondo questa emozione.
Grazie Veruska, te lo devo, almeno per l'occasione che ha rappresentato il tuo lavoro. Domani vado a cercare il libro.

mercoledì, settembre 13, 2006

Respect

Si, rispetto. La norma che è anche sentimento più universale dell'amore e dell'amicizia.
Perché in amicizia e amore capita spesso di non rispettare e di non essere rispettati.

Rispetto. Inclinazione a considerare il prossimo meritevole delle attenzioni che desidereremmo ricevere.

Rispetto. Perché la nostra anima non venga calpestata, neppure inavvertitamente.

Rispetto. Per dare importanza all'essenza della vita e non alla sua apparenza.

Rispetto.

Un unico termine. Un unico comandamento. Rispetto.


Ascolto suggerito: Aretha Franklin, Respect

venerdì, maggio 19, 2006

Fallimenti e storie di perdenti

Le cose che finiscono, o che falliscono, o che vanno "male" non attraggono, evidentemente. Non attraggono e spaventano. Pochi hanno perso tempo a comprenderne le cause e le ragioni.

Con una cultura dominante troppo presa a celebrare le vittorie e i successi, i più sono mossi prevalentemente da spirito di emulazione e le loro ragioni sono fotocopie di se stesse. Non si concede nulla alla comprensione del perché certe cose, certe storie, certe iniziative non hanno "funzionato". Peccato! Sarebbe di grande aiuto, almeno per noi "dopo", per coloro che seguono, per colmare le lacune, per ovviare ai difetti, per entrare nelle cause che hanno originato un fallimento o un insuccesso.

Ma si è poco disposti a riconoscere d'aver fallito, e la stessa parola produce nei più lo stesso effetto (spavento, repulsione, ansia...) di una malattia schifosa. Debolezze umane? Si, anche. Fragilità e assenza di voglia di crescere, propenderei a dire io.

Impiegherò tempo per capire, per lavorare a favore degli anti-eroi di ogni giorno. Forse sarà un'iniziativa fallimentare... ma dove stà la novità?

venerdì, maggio 12, 2006

Viva la topa


Erano giorni che la tastiera non riusciva più a produrre lettere e parole. "Bisogna avere qualcosa da dire", rispondeva lei alle mie sollecitazioni. Le solite tastiere di cazzo...

Così in attesa di leggere qualcosa di interessante e avventuroso sul blog di Fabio, rompendomi i coglioni su questioni private e sentimentali, annoiandomi a morte e ...du' palle... sulla via del lavoro.... ricordavo e rimembravo gli ideali giovanili, le vecchie e care ideologie per le quali ci si appassionava fin sentendosi disposti a morire. Lo so che son parole di un vecchio. Me ne sbatto.

Così passeggio e penso, penso e passeggio. Unico scopo: evitare le cacche di cane sul percorso.

Cosa ci è rimasto, cari cazzoni? E mi riferisco in particolare agli over 35/40.

Due cene fuori alla settimana? L'auto nuova? La casa di proprietà? La vacanza sfigata all'estero? La linea e il fitness? Il lavoro soddisfacente e ben retribuito? La chat line? Il cellulare multifunzioni stereo che tanto non si sente mai un cazzo? Lucenti supermercati (ooops: centri commerciali) pieni di merde di ogni tipo? Le griffe delle marche pubblicizzate?

Una volta, sì una volta, c'era la topa! Quel magico fulcro sul quale l'universo creato era disposto a stare silenziosamente e miracolosamente in equilibrio. E non parlo di organi genitali, ma di un contesto vellutato misterioso magico seducente caldo tormentato gioioso e spensierato...
Un mondo con il quale avere da fare e da dire, per poter chiamare Vita la vita.

Anche questo siamo riusciti a sputtanarci, con tutte le sovrastrutture e la presunta evoluzione, il benessere, e cacate del genere. Non siamo più noi. Non siamo più animali, ora possiamo ambire a esercitare il ruolo di autentici rappresentanti di questa razza decadente, ignorante, sporca e ingombrante. Ci siamo persa la fabbrica delle emozioni per accontentarci di prodottini scadenti, banali, anonimi, di massa, ma bene imballati.

Perché occupiamo uno spazio vitale su questa terra? Qual'è in sintesi la nostra missione? Ora che viviamo i mezzi, gli strumenti, gli accessori come fossero diventati gli scopi, sappiamo cosa cazzo ci stiamo a fare?

Con un certo orgoglio noto che di cacche non ne ho pestata nessuna. Un risultato positivo anche per oggi...

Viva la topa oggi e siempre...

PS - In sottofondo 'S Wandeful, Diana Krall, The Look Of Love

lunedì, maggio 08, 2006

L'uomo della merda

Negli ultimi tempi, saranno tre o quattro mesi, mi capita sempre più frequentemente di pensare se ho fatto o no tutto ciò che potevo e dovevo per prendermi la mia fetta di torta da questo cazzo di vita e da questo mondo.

Ovviamente mi capita anche di pensare se sono ancora nelle condizioni o in tempo per prendere la famosa fetta di torta (considerando non l'avessi ancora fatta mia...), oppure se i giochi sono da ritenersi praticamente chiusi.

Quello che mi sconcerta, però, non è tanto la riflessione (qualche somma la si deve pur fare ogni tanto), ma il fatto che questo genere di pensieri mi investe quando sto facendo mestieri particolari: pulizie di vario genere, smaltimento immondizie, cambio lettiera del gatto, oppure qualche lavoro sporco e pesante...

Insomma... i pensieri e le valutazioni sul successo personale arrivano puntuali quando mi ritrovo con le mani nella merda.

Che significhi qualcosa? Non lo so, per ora non è un cruccio. In altri tempi non me ne sarei neppure accorto. E non immaginavo che la consapevolezza regalata dall'età permettesse di godersi così appieno la filosofia personale...

PS - Brano musicale suggerito per la lettura di questo post:
Sunday Morning - acoustic (gruppo: Maroon 5 - album: 1.22.03.Acoustic) oppure
Last Train Home (Pat Metheny - album: One Quiet Night)

mercoledì, maggio 03, 2006

Siamo meteore


Possiamo schiantarci in un attimo oppure condividere orbite di un momento o infinite, con altre meteore. Ma il materiale che compone ogni singola meteora è sempore diverso. Forse anche simile, ma mai uguale. Difficile o impossibile mantenere orbite identiche. Non è cattiveria, è fisica.

L'intensità del viaggio condotto assieme ad altri, piccolo o grande che possa essere, non costituisce alcuna garanzia sulla durata e sulla bellezza dell'orbita comune.

Il nostro viaggio individuale inizia in solitudine e prosegue con una rotta complessa, che riprende tra un'orbita comune e l'altra. A meno che non ci si disintegri. Nella prosecuzione, forse avremo anche una rotta tormentata, sicuramente modificata, ma è la nostra per tutto ciò che ci è capitato di vivere e di incontrare sul nostro tragitto.

A volte poi, accade de alcune orbite comuni possano sembrare identiche. Potrebbe capitare, ma è quasi impossibile. E' più probabile che le orbite siano simili e che solo la prospettiva da cui le vediamo le facciano apparire uguali. In molte occasioni le orbite di due meteore appaiono uguali solo alla nostra osservazione, ma in realtà anche se il disegno delle meteore coincide, esso è compiuto a distanze siderali, e l'esatta soprapposizione è solo un effetto ottico.

Quando inizia un'orbita comune non ci mandano un telegramma per avvertirci. Spesso ne siamo assolutamente inconsapevoli. E pur affascinati e gioiosi per un viaggio che percepiamo comune non abbiamo la consapevolezza e gli strumenti per costruire un vincolo con l'altro meteorite. Sarebbe complesso e faticoso, richiederebbe consapevolezza e intelligenza fuori dal comune.

Così accade che le orbite si divaricano, oppure che ci si renda conto della loro distanza. Le forze di reciproca attrazione non agiscono più... e riprendiamo il nostro viaggio nello spazio. Opporsi a ciò costa molto e non consente nulla. Nessun risultato è ottenibile dalla semplice opposizione a una legge fisica. Così proseguiamo sino allo schianto o sino a quando intercetteremo altre meteoriti per disegnare nuove e diverse orbite.


PS - Brano musicale suggerito per la lettura di questo post:
Change of Heart (Pat Metheny - album: Question and Answer) oppure
Cantaloupe Island (Pat Metheny, Jack DeJohnette, Herbie Hancock, Dave Holland - album: Parallel Realities live)

domenica, aprile 30, 2006

Rain Fall Down

Manuale di sopravvivenza. Ma come cazzo m'è venuto in mente di chiamare così 'sto blog. Troppo impegnativo.
Vabbè, ricorderò il 28 aprile come strascico del 25 dello stesso mese, e qui da noi dovrebbe ancora significare qualcosa. Liberiamoci da noi stessi, o almeno dalla parte carognosa che ci accompagna. Per gioco di parole: liberiamoci dalla compagna carognosa.

Qui il cielo piscia e con lo stato d'animo in condizioni normali si protrebbe anche dire che è un fine settimana triste. E allora?
In realtà che piova o tiri vento non ce ne può fregare di meno. Ogni volta che alziamo gli occhi fuori di noi, andiamo (chi più chi meno) a leggere il nostro stato d'animo, magari caricando anche un +2 di merda, sulle condizioni generale. Tanto per non farci mancare niente.

Si eviti di far partire una filippica sul ma_se_c'è_sole_è_più_bello. Puttanate.
Se c'è sole e ti senti down son cazzi amarissimi, perché si affaccia la sindrome della cornice: l'immagine di una merda non potrà avvantaggiarsi di una cornice dorata, anzi.
Di nuovo: e allora?
E allora bisogna lavorare sull'immagine, non sulla cornice. Il nostro più stupido e immotivato stato d'animo positivo non ha bisogno di cornici per essere positivo.

Normalmente, dimostriamo una perversa tendenza a considerare acquisito tutto ciò che abbiamo fatto, costruito, ottenuto sino a ieri, tanto da poterci esibire in lamenti e pianti, anche per il solo fatto di non essere oggi in condizioni di aggiungere qualcosa di nuovo, something more. Masochistico.
Se abbiamo camminato per centinaia o migliaia di miglia (ognuno se la veda con la sua età e con le esperienze fatte) o abbiamo sbagliato completamente strada (difficile, e comunque si può immediatamente iniziarne una nuova), oppure sarebbe il caso di imparare a valutare quotidianamente dove siamo arrivati.
Sicuramente di stronzate (= miglia inutilmente percorse) ne abbiamo fatte tante, ma di solito mai quante servono per annullare l'intero percorso. Controlliamo sulla nostra carta Tabacco e rendiamocene conto. Se non ci sta bene essere giunti some ci troviamo, cambiamo itinerario. Se la nostra destinazione è confermata, cerchiamo il sentiero migliore (non dico il più breve!).
Ma evitiamo di star li fermi a denunciare la nostra scomparsa a Chi_l'ha_visto?, che poi si corre anche il rischio che ti trovino….

Lo so bene che non è facile. Ma chi cazzo ci ha mai garantito che vivere fosse diverso da com'è?
In fondo, anche ci fossimo persi nel nostro metaforico viaggio, rendiamoci conto che il punto, il luogo in cui ci troviamo non è per forza brutto o il peggiore.
Che siano i nostri occhi costantemente offuscati dalle stronzate a non vedere bene dove ci troviamo e dove stiamo andando?

E ora vorrei smettere di produrmi in queste filosofie della domenica, per potermi godere un paio d'ore di umidità e di grigiore primaverile.
Qualcosa che scaldi l'animo? Caffè bollente, grazie.

Canzone suggerita: Rain Fall Down - The Rolling Stones

;-)

sabato, aprile 29, 2006

Fabio, in culo alla balena

Scrive Fabio (e fotografa, pure bene) dagli States. Buon viaggio e che ti capiti di camminare guardando avanti.
Continuare a ribollire tra rancori e questioni che stanno al di qua dell'oceano... non ne vale la pena (vedi il mio commento al tuo post).

Hai a disposizione una occasione di vita. La vuoi impiegare per romperti le balle come avresti potuto benissimo fare da qui? Oppure c'è modo - hai voglia di imprimere una svolta?
Stacca il culo dalla pozza di lacrime e datti una mossa, tanto a piangere siamo tutti sempre in tempo.
Il tuo blog è
"La mia vita a Central Park" e non "Facciamoci del male a Cerneglons". Vorrà pur dire qualcosa.

Nessuno pensa che modificare le orbite sia una questione semplice, ma almeno vale la pena di tentare.
In culo alla balena.