venerdì, maggio 19, 2006

Fallimenti e storie di perdenti

Le cose che finiscono, o che falliscono, o che vanno "male" non attraggono, evidentemente. Non attraggono e spaventano. Pochi hanno perso tempo a comprenderne le cause e le ragioni.

Con una cultura dominante troppo presa a celebrare le vittorie e i successi, i più sono mossi prevalentemente da spirito di emulazione e le loro ragioni sono fotocopie di se stesse. Non si concede nulla alla comprensione del perché certe cose, certe storie, certe iniziative non hanno "funzionato". Peccato! Sarebbe di grande aiuto, almeno per noi "dopo", per coloro che seguono, per colmare le lacune, per ovviare ai difetti, per entrare nelle cause che hanno originato un fallimento o un insuccesso.

Ma si è poco disposti a riconoscere d'aver fallito, e la stessa parola produce nei più lo stesso effetto (spavento, repulsione, ansia...) di una malattia schifosa. Debolezze umane? Si, anche. Fragilità e assenza di voglia di crescere, propenderei a dire io.

Impiegherò tempo per capire, per lavorare a favore degli anti-eroi di ogni giorno. Forse sarà un'iniziativa fallimentare... ma dove stà la novità?

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